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Come il Covid inganna la mente e trasforma la nostra alimentazione

Come il Covid inganna la mente e trasforma la nostra alimentazione

Se c’è un fenomeno su cui il COVID-19 sta impattando è l’alimentazione. Stiamo assistendo a fenomeni come la “Corsa alla spesa pazza”, con i carrelli stracarichi di cibo, eppure tutte le settimane è permesso recarsi a fare la spesa. Vediamo persone cucinare i piatti più elaborati, a qualsiasi ora del giorno e senza una pianificazione, la parola d’ordine è Accumulare cibo. Ovviamente, di rimbalzo, si sprecano i meme che fanno riferimenti ai chili accumulati in quarantena.

Dal punto di vista psicologico, l’avvento dell’epidemia da COVID-19 ha richiamato in primo luogo l’attenzione degli esperti su alcuni punti fondanti della percezione umana del pericolo: uno stato di allarme generalizzato e la conseguente attivazione psico-fisica, un senso di disorientamento, paura e ansia.

Poteva tutto ciò non avere ripercussioni sull’alimentazione?

Per spiegarvi cosa avviene a livello psicologico dovete pensare che, nello stato di allarme così sperimentato, noi facciamo riferimento ad alcuni bias cognitivi che ci aiutano a prendere decisioni. Che cosa sono questi bias? sono giudizi, non necessariamente corrispondenti alla realtà, sviluppati sulla base delle informazioni in nostro possesso, e che spesso ci incasinano la vita. 

Eccone alcuni:

  1. Bias del carro della banda musicale: sviluppiamo una convinzione in base al numero di persone che la condividono. (se vedo tanta gente che accumula cibo, allora il cibo sta terminando e lo devo accumulare anche io)
  2. Bias dell’attuazione iperbolica: scegliamo sempre e comunque il piacere immediato rispetto alla felicità a lungo temine (quindi tanto cibo, rapido e consolatorio!)
  3. Bias della negatività: diamo maggior peso agli aspetti negativi (quindi meglio ascoltare chi dice che le scorte finiranno).

Altra osservazione interessante è questa: tutti conosciamo la piramide di Maslow: alla base ci sono i bisogni legati alla sopravvivenza fisiologica, che si declinano in bisogni fisiologici (nutrirsi, dormire ecc.) e bisogni di sicurezza e protezione (protezione sia da pericoli esterni sia il bisogno di sicurezze interne alla persona).

Secondo Maslow, alla base della piramide starebbero quindi quei bisogni che necessariamente devono essere stati soddisfatti prima di poter raggiungere quelli successivi.

Ora come mai prima nelle nostre vite, categorie alimentari, che chiameremo “pane” (primaria) e “cioccolato” (non primaria), investono un ruolo fondante nell’assecondare il bisogno fisiologico (in questo caso il nutrimento), così come anche il bisogno di sicurezza (proteggersi dal pericolo e mettersi al sicuro facendo quante più scorte di cibo possibile).

Non solo, aggiungiamoci anche che l’acquisto di cibi dolci o ipercalorici è collegato alla soddisfazione della fame emotiva, ossia ad un consumo di cibo legato ad uno dei bisogni di sopravvivenza psicologica più importanti: assecondare il nostro piacere. Il sentirci emotivamente appagati dopo aver mangiato una barretta di cioccolato è un modo di rimediare al nostro senso di vuoto affettivo che si fa sentire in questo periodo così incerto.

Tutto questo deve farci riflettere su come l’isolamento, la disregolazione emotiva e la perdita di alcuni punti di riferimento importanti per la nostra identità, oltre che per il nostro senso di sicurezza, pesano moltissimo sulla nostra alimentazione. Rischiando di creare circoli viziosi dai quali è davvero difficile uscire.

 

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