“Ma cosa di fa in una seduta con lo psicologo dell’alimentazione? Mi sembrerà più di essere ad un incontro con il nutrizionista o verrò fatto sdraiare sul lettino tipo psicoanalisi?”.
Credo che questi dubbi siano legittimi visto che la mia figura è ancora poco conosciuta e anche un pò borderline fra due universi: l’alimentazione e la psicologia.
Vediamo di spiegare un pochino come avviene una seduta, anche se non vi nascondo che l’effetto sorpresa ha sempre la sua efficacia.
Innanzitutto occorre precisare che la seduta è assolutamente di taglio psicologico, pur affrontando anche tematiche prettamente legate all’alimentazione e alla nutrizione.
Decidere di andare dallo psicologo dell’alimentazione per imparare a gestire il proprio peso o per migliorare i propri atteggiamenti verso il cibo
è un percorso introspettivo che va a toccare delle corde profonde, quello che noi siamo e quello che esprimiamo con i nostri comportamenti.
Si tratta di un cammino che ci mette a nudo, partendo proprio da quella che molto spesso è la nostra maggiore fragilità: il rapporto con il cibo.
Durante le sedute emergono tante risposte, risposte che non vengono mai date dal professionista, il cui compito è aiutare il paziente a farle emergere, alcune sono toste, inaspettate, mettono il paziente di fronte a nuove visioni. Del resto se non si trattasse di elementi profondi non avrebbero di certo il potere di condizionare così tanto il nostro comportamento.
Si lavora molto anche sul piano più concreto: l’analisi oggettiva dei comportamenti col cibo grazie al diario psico-alimentare ci da forza e grande consapevolezza, ci mette nelle condizioni di vedere in parallelo questi comportamenti con i nostri sentimenti ed emozioni.
Un percorso psicologico, qualsiasi sia lo scopo è un regalo che ci facciamo, ci prendiamo tempo per riflettere su di noi, su chi siamo, su come stiamo… questo questo è il vero senso.
Molto spesso è come se fossimo una piccola imbarcazione che non riesce a lasciare il porto, per quanti tentativi facciamo ritorniamo sempre nello stesso punto, che psicologicamente è il tornare sempre alle nostre abitudini. Allora cerchiamo soluzioni, ci impegniamo, ci arrabbiamo… e non ci rendiamo conto che non lasceremo mail il porto semplicemente perché un’ancora ci trattiene.