Uno dei primi passi che si compie in un percorso psicologico di controllo del peso è l’analisi del comportamento alimentare. A questo proposito due autori Apfeldorfer e Zermati hanno definito 3 elementi che caratterizzano un comportamento alimentare normale o fisiologico. Provate a pensare a voi stessi e verificate se il vostro comportamento soddisfa questi criteri:
– E’ un comportamento controllato: le teorie della regolazione fisiologica fanno dipendere il comportamento alimentare da circuiti omeostatici la cui funzione è assicurare la stabilità di alcuni valori biologici (massa grassa, nutrimenti e micronutrienti). Nel caso della massa grassa, l’omeostasi si traduce concretamente in un peso stabile o set point. Ogni scarto rispetto al set point si esprime in un fabbisogno che provocherà la ricerca e l’assimilazione degli alimenti che porteranno l’energia o dei nutrimenti che colmeranno il fabbisogno.
– E’ un comportamento motivato: le informazioni sulla variazione delle riserve energetiche raggiungono il cervello tramite la variazione delle concentrazioni di leptina e di glucosio nel sangue. Tali informazioni giungono alla coscienza sotto forma di sensazioni alimentari: la comparsa, la diminuzione e la scomparsa del fabbisogno energetico prenderanno successivamente la forma di sensazioni di fame, di appagamento e di sazietà. Le informazioni relative ai fabbisogni di micronutrienti si traducono in appetiti specifici: la loro comparsa e la loro scomparsa attivano aree emotive del cervello e l’atto di colmare il fabbisogno si esprime attraverso la soddisfazione.
– E’ un comportamento sensato ovvero gli alimenti e le modalità per consumarli sono supportati da rappresentazioni mentali legate alla cultura o alla storia di vita che contribuiscono al sentimento di sicurezza nel quale si dovrebbe collocare l’atto alimentare.
Nelle persone che cercano di seguire una dieta si assiste a una perdita di questi equilibri con un un ruolo preponderante delle conseguenze degli sforzi per dimagrire: le caratteristiche psicologiche delle persone in sovrappeso non sarebbero dei tratti personologici, ma sarebbero dovute al fatto che questi individui tentano di rimanere al di sotto al proprio peso forma o set point lottando costantemente contro i meccanismi di regolazione biologica. Questo fenomeno farebbe nascere negli individui stati mentali paragonabili a quelli delle persone in stato di deprivazione alimentare come l’iperfocalizzazione sul cibo, la difficoltà di concentrazione, l’irritabilità e l’iperemotività. tutto ciò porta a una spirale che innesca meccanismi distorti per portano le persone a sabotare la loro stessa dieta e a riprendere tutti i chili persi nell’arco di pochi mesi.
La psicologia dell’alimentazione opera proprio per far si che il controllo del peso sia effettuato in armonia con il corpo e con la mente, senza causare squilibri, ma anzi innescando un nuovo stato di equilibrio e benessere.